L'ETA' DELL'INNOCENZA

Era un fatto ampiamente risaputo a New York, anche se mai ammesso, che gli americani hanno una gran fretta di andare a divertirsi ma ne hanno ancor più di scappare via.

Quello era un mondo dall'equilibrio così precario che ad infrangerne l'armonia sarebbe bastato un sussurro.

Vivevano in una sorta di mondo di geroglifici in cui ciò che si provava veramente non veniva mai detto o fatto e a volte neanche pensato ma solo raffigurato da una serie di segni arbitrari.

"Voi siete molto innamorato di lei?" "Quanto può esserlo un uomo." "Credete che esista un limite?" "Se esiste, io non l'ho ancora trovato."

"Ma ditemi, vi piace davvero stare sola?" "Certo, purché gli amici mi salvino dalla solitudine."

"La moda è tenuta in così seria considerazione?" "Tra persone che non hanno niente di più serio da considerare."

"Possibile che New York sia un tale labirinto... la credevo una città dritta e lineare come la quinta strada... con le traverse numerate... grandi oneste etichette su ogni cosa." "Le cose sono etichettate... ma le persone non lo sono."

La nostra legislazione ammette il divorzio ma le convenzioni sociali no.

Non accetteresti mai una felicità raggiunta con la crudeltà.

Non posso amarti se non rinuncio a te.

Ella rimaneva nei suoi ricordi semplicemente come il più malinconico e intenso di una schiera di fantasmi.

Nemmeno i demoni credono che la gente sia più felice all'inferno.

Tu mi hai fatto intravedere i primi lampi di vita vera e poi mi hai detto di continuare a viverne una falsa... nessuno può resistere a tanto.

L'onore è sempre stato onore e l'onestà è sempre stata onestà.

"Ogni viaggio ha i suoi inconvenienti." "Quali siano vale la pena affrontarli pur di andare via."

"Forse ti seguirò." "Cosa le devo dire?" "Non hai sempre qualcosa da dire?" "Le dirò che sei all'antica e che preferisci farti tre piani a piedi invece di prendere l'ascensore." "Dì solamente che sono all'antica."