Ultimo aggiornamento:
07/01/2025
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HIROSHIMA MON AMOUR

Anno: 1959
Regia di: Alain Resnais
Genere: Drammatico
"Tu non hai visto niente a Hiroshima... niente." "Ho visto tutto... tutto."
Come in amore esiste questa illusone... questa illusione di non poter mai dimenticare... comunque, io ho avuto l'illusione davanti a Hiroshima di non poter mai più dimenticare... così come in amore.
La pazienza, l'innocenza, la dolcezza apparente dei provvisori superstiti di Hiroshima adattarsi a una sorte talmente ingiusta che l'immaginazione di solito pur tanto feconda davanti ad essa si rinchiude.
La pioggia fa paura.
Contro chi la rivolta delle genti? La collera di intere città che se lo sappiano o no è contro l'ineguaglianza decisa come inalterabile da certi popoli verso altri popoli. Contro l'ineguaglianza ritenuta inviolabile da certe razze contro altre razze. Contro l'ineguaglianza indiscutibile come un dogma di certe classi contro altre classi.
"Come te io conosco l'oblio." "Tu non sai dimenticare." "Come te sono dotata di memoria e conosco l'oblio." "Tu non sai ricordare." "Come te anch'io ho cercato di lottare con tutte le mie forze contro la smemoratezza e come te ho dimenticato. Come te ho desiderato avere un'inconsolabile memoria, una memoria fatta d'ombra e di pietra. Ho lottato da sola con violenza ogni giorno contro l'orrore di non poter più comprendere il perché di questo ricordo. Come te ho dimenticato. Perché negare l'evidente necessità del ricordo?"
Tu mi uccidi... tu mi fai del bene.
Guardando bene... credo che si impari.
Hai mai pensato che è sempre nello stesso senso che si notano le cose?
"Conoscersi a Hiroshima... non accade tutti i giorni." "Che cosa era per te... Hiroshima in Francia?" "La fine della guerra, voglio dire completamente. Lo stupore all'idea che abbiano osato. Lo stupore all'idea che siano riusciti. E poi anche per noi l'inizio della paura... e poi l'indifferenza. La paura dell'indifferenza, anche."
"Forse è possibile che tu resti." "Lo sai bene... più impossibile ancora che lasciarci." "Otto giorni." "No." "Tre giorni." "Il tempo per che cosa... per vivere, per morire?" "Il tempo per sapere."