I TRE GIORNI DEL CONDOR

"Turner Joseph. Presente all'appello." "17 minuti di ritardo." "Metta 12... pedalavo controvento."

"Dì un pò, dove l'hai presa l'idea del proiettile di ghiaccio? Da Perry Mason?" "Dai fumetti!"

"Emergenza." "Sono Joe Turner, senta..." "Qualificarsi." "Cosa?" "Identificazione." "Ah, beh, mi chiamo Turner, lavoro per voi, mi stia a sentire." "Il nominativo?" "Ah, ma l'ho detto, mi chiamo Turner." "Nominativo in codice." "Ah... Condor!"

"Vuole una previsione?" "Il fattore tempo è importante." "Avete sempre fretta, voialtri. Condor è un dilettante... è smarrito, imprevedibile. Forse un pò sentimentale. Può anche fregare un professionista. Non per abilità, ma... appunto perché è smarrito. Non si sa mai cosa farà."

"Tu... tu sei un uomo pieno di qualità. Però..." "Dimmene qualcuna." "I tuoi occhi... sono buoni, non gentili ma... senza menzogne, li puoi leggere fino in fondo. E a loro non sfugge nulla. Sono gli occhi che vorrei avere accanto."

"Sì?" "E' un'inchiesta sugli uccelli. Lei pensa che il Condor è una specie destinata a sparire?"

"Rimpiange l'attività di allora?" "No... rimpiango chiarezza e lealtà."

Nel mio lavoro non chiedo mai il perchè. Le domande che faccio riguardano il quando, il dove qualche volta, ma sempre il quanto.

E ti può anche capitare... che te ne vai a passeggio. Magari... è la prima bella giornata di primavera. E una macchina si mette al tuo fianco. E si apre lo sportello e qualcuno che tu conosci e di cui forse ti fidi... sguscia dalla macchina... e ti viene incontro sorridendo. Un bel sorriso amichevole. Ma ha lasciato aperto lo sportello della macchina e ti domanda... se può darti un passaggio.