Ultimo aggiornamento:
07/01/2025
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PATCH ADAMS

Anno: 1998
Regia di: Tom Shadyac
Genere: Drammatico
Per tutti la vita è un ritorno a casa. Commessi viaggiatori, segretarie, minatori, agricoltori, mangiatori di spade. Per tutti... tutti i cuori irrequieti del mondo, cercano tutti la strada di casa. E' difficile descrivere cosa provassi allora. Immaginatevi di camminare per giorni in un turbine di neve, senza neppure accorgervi di camminare in tondo. La pesantezza delle gambe nei cumuli, le vostre grida che scompaiono nel vento, con la sensazione di essere piccoli e immensamente lontani da casa.
Casa. Il dizionario la definisce sia come un luogo di origine sia come uno scopo o una destinazione. E la bufera... la bufera era tutta nella mia mente. O come dice Dante, il divino poeta, nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita. Alla fine ho ritrovato la diritta via... ma nel posto più improbabile.
E' come se si creasse una netta distinzione a un tratto fra te e tutto il resto del mondo. Guardavo intorno a me. La vita sembrava continuare come prima, ma non era così, non era come prima.
Sindrome del genio. Howard Hughes finì così. Un costante scavare nel potenziale creativo della mente umana.
"Posso entrare?" "Se fletti i legamenti mediali e collaterali e metti un astragalo davanti all'altro, non dovresti avere problemi."
Sei un altro di quei brillanti giovani che sanno sempre la risposta giusta, eh? Benvenuto nella vita reale.
Ti stai concentrando sul problema. Se ti concentri sul problema, non vedrai la soluzione. Mai concentrarsi sul problema.
Vedi quello che nessun altro vede, vedi quello che tutti gli altri scelgono di non vedere. Senza paura, conformismo o pigrizia. Vedi il mondo intero come nuovo... ogni giorno.
La cosa triste è che l'essere umano non è degno di fiducia. E' nella sua natura mentire, raffazzonare, innervosirsi, stancarsi, commettere errori.
Ciao, sono Patch. E' la più comune formula di saluto con la quale si offre la propria identità verbale come segno di benvenuto e amicizia.
Lesbica, uomo mancato, oca, arpia... scegli pure la definizione che ti disgusta di più, però, passaparola, non mi interessa uscire né avere una storia ma solo studiare.
Voglio aiutare. Avere un rapporto con le persone. Il medico interagisce con la gente quando è più vulnerabile. Oltre alle cure mediche offre anche speranza e un consiglio. Ecco perché amo l'idea di fare il dottore.
"Cosa siamo noi... sono io che... insomma... siamo, come posso dire, due buoni amici che si danno un bacio ogni tanto?" "Patch... è tutta la vita che vedo uomini... attratti da me... tutta la vita, capisci? Quand'ero piccola, dalla finestra della mia camera da letto, guardavo i bruchi. Li guardavo e li invidiavo tanto. Qualunque vita avessero vissuto, qualunque... disavventura fosse capitata loro, si nascondevano... e trasformati in meravigliose creature alate volavano via così belle e intatte. Ho odiato gli uomini con tutta me stessa. Con loro non volevo avere niente a che fare. Poi... sei arrivato tu. Il modo in cui aiuti il prossimo, Patch... io vedo chiunque cambiare quando sta accanto a te. Ti amo. Ti amo e ti ho amato da sempre."
Qual è la differenza tra un medico e uno scienziato? E non dirmi lo stipendio. Il prossimo.
"Non sei mai serio tu, eh?" "No, sono anni che ci provo ma non è cosa per me."
Non t'amo come se fossi rosa di sale o topazio, o freccia di garofani che propagano il fuoco, t'amo come si amano certe cose oscure, segretamente, entro l'ombra e l'anima.
Useremo l'umorismo per curare sofferenza e dolore.
Non sarà una strada facile, lo so, ma tutto quello che vale la pena fare è difficile.
Viviamo nel dolore.
Mi ricordi me agli inizi col sacro fuoco quando pensavo di salvare il mondo... ma il fuoco si spegne andando avanti.
"Tu hai già studiato un pò di urologia, Patch?" "Sì, qualcosa." "Bene, liberami di questo coglione, allora."
T'amo senza sapere come né quando né da dove... t'amo direttamente senza problemi né orgoglio, così ti amo perché non so amare che così... così vicino che la tua mano sul mio petto è la mia stessa, così vicino che se chiudono i tuoi occhi col sonno mio...
Fra tutte le creature di Dio, solo l'essere umano uccide i suoi simili.
Tu hai un dono. Sai come prendere le persone. Tutti ti adorano. E se ora te ne vai, non so da chi imparare.
Rispondimi, ti prego. Dimmi che cosa stai facendo. Va bene, analizziamo la logica. Tu crei l'uomo. L'uomo sopporta dolori e enormi sofferenze. L'uomo alla fine muore. Avresti potuto anche lavorarci sopra un pò di più prima di passare direttamente alla Creazione. Hai riposato il settimo giorno. Potevi dedicare quel settimo giorno alla compassione. Sai che ti dico? Non ne vale la pena.
"Chiunque venga al mio ranch è un paziente, sì. E qualunque persona venga al ranch è anche un medico." "Come ha detto?" "Ogni persona che venga al ranch e necessiti di un aiuto fisico o mentale in qualunque forma... è un paziente. Ma nello stesso tempo, ogni persona che venga al ranch e si incarichi di prendersi cura degli altri che sia cucinare per loro, lavarli o anche semplicemente ascoltarli... ecco che diventa un medico. Uso il termine in senso lato, signori, ma un medico non è qualcuno che aiuta qualcun altro? Quando il termine medico ha preso un'accezione reverenziale? Oh, prima lei, Dottor Smith. Oh, complimenti Dottor Scholl che begli zoccoli ha. Oh, ma si figuri Dottor Patterson, le sue flatulenze non hanno odore. A che punto della storia un medico è diventato più di un fidato e dotto amico che visitava e curava gli infermi? Voi mi chiedete se esercito la medicina. Se questo significa aprire la porta a chi ha bisogno, a chi è sofferente, accudirlo, ascoltarlo, mettergli un panno freddo in fronte finché la febbre si abbassa... se è questo fare il medico, se è questo curare un paziente, allora mi dichiaro colpevole, signori." "Ha considerato le implicazioni del suo modo di agire? Se uno dei suoi pazienti morisse?" "Cos'ha la morte che non va? Di cosa abbiamo così mortalmente paura? Perché non trattare la morte con un pò di umanità e dignità e decenza e Dio non voglia perfino di umorismo? Signori, il vero nemico non è la morte. Vogliamo combattere le malattie? Combattiamo la più terribile di tutte, l'indifferenza. Nelle vostre aule ho assistito a disquisizioni sul transfert e la distanza professionale. Il transfert è inevitabile, signore. Ogni essere umano ha un impatto su di un altro. Perché vogliamo evitarlo in un rapporto paziente medico? E' sbagliato quello che insegnate nelle vostre lezioni. La missione di un medico non dev'essere solo prevenire la morte ma anche migliorare la qualità della vita. Ecco perché se si cura una malattia si vince o si perde. Se si cura una persona, vi garantisco che in quel caso si vince, qualunque esito abbia la terapia."
Qui vedo oggi un'aula piena di studenti di medicina. Non lasciatevi anestetizzare, non lasciatevi intorpidire di fronte al miracolo della vita. Vivete sempre con stupore il glorioso meccanismo del corpo umano. Questo dev'essere il fulcro dei vostri studi e non la caccia ai voti che non vi daranno alcuna idea di che tipo di medico potrete diventare. E non aspettate di essere in corsia per acquistare la vostra umanità. Sviluppate subito la capacità di comunicare. Parlate con gli estranei, con gli amici, con chi sbaglia numero, con chi vi capita. E coltivate l'amicizia di quelle stupende persone che vedete in fondo all'aula. Infermiere che possono insegnarvi, stanno con la gente tutti i giorni, fra sangue e merda e hanno un patrimonio di conoscenza da dividere con voi. E così fate con quei professori che non sono morti dal cuore in su. Condividete la compassione che hanno, fatevi contagiare.
Io voglio fare il medico con tutto il mio cuore. Io volevo diventare medico per assistere il mio prossimo. E per questo motivo ho perso tutto però così ho anche guadagnato tutto. Ho condiviso le vite dei pazienti e del personale dell'ospedale. Abbiamo riso insieme e pianto insieme. Questo è ciò che voglio fare nella mia vita. E Dio mi sia testimone, comunque decidiate oggi, signori, guarderò ancora con fiducia al mio scopo... diventare il miglior medico che il mondo abbia mai visto. Voi avete la facoltà di impedire che io mi laurei. Potete impedirmi di ottenere il titolo, il camice bianco... ma non potete controllare il mio spirito, non potete impedirmi di apprendere, non potete impedirmi di studiare. A voi la scelta, avermi come collega di lavoro, passionale, oppure avermi come voce fuori dal coro, sincera e determinata. In entrambi i casi, verrò forse considerato una spina. Ma vi prometto una cosa... sarò una spina che non riuscirete a togliere.